Medhat Shafik è nato a El Badari in Egitto nel 1956. Dal 1976 vive e lavora in Italia.
Indicato dal Metropolitan Museum di New York, nel saggio Egyptian Modern Art di Salwa Mikdadi, come uno dei più interessanti artisti del mondo arabo delle ultime generazioni, Medhat Shafik coniuga le suggestioni, i colori e i tratti originari della cultura orientale con i linguaggi artistici delle avanguardie occidentali.
Diplomato in pittura e scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, fin dagli inizi lo caratterizza una sorta di voracità, di entusiasmo di fronte ai linguaggi delle avanguardie storiche del Novecento che sente affini al suo mondo.
Dai primi anni Ottanta partecipa con successo a molte rassegne artistiche nazionali e internazionali e il suo stile approda ad alcuni tratti distintivi: una densa carica espressiva, fisica e materica, che si alterna a una dimensione più meditativa e spirituale, in cui lo spazio dell'opera si dilata e tende alla rarefazione.
Poi l’idea di opera d’arte in cui la narrazione del sé, delle proprie memorie, diventa parte del grande cammino dell’umanità. Inoltre il bisogno di integrare la pittura con materiali recuperati dal vissuto, in un collage che diventa metafora delle stratificazioni della storia. Infine, il concetto di Agorà, inteso come luogo di scambio di cose e di idee, all’origine della civiltà e della democrazia.
Nell'interminabile ricerca di sé, della propria archeologia personale, attraverso la storia dell’Egitto, Shafik finisce per raccontare la storia di tutta l’umanità, restituendo un messaggio universale di tolleranza e di comprensione reciproca.
Questi ingredienti gli valgono il Leone d’Oro alle Nazioni alla Biennale di Venezia del 1995, di cui è protagonista assieme a due connazionali, ed altri importanti riconoscimenti.