Alberto Gianquinto nasce nel 1929 a Venezia, artista complesso, sfaccettato, per certi versi sfuggente e restio a farsi scoprire tutto d’un colpo, a farti entrare nel cerchio magico del suo terreno di lavoro ch’egli difende con la gelosia ritrosa di un intellettuale riservato e spesso ombroso.
Nel 1929 ha inizio la sua attività pittorica. La sua è una pittura meditata, metodica, studiata, indagine e riflessione, composizione e ricerca, l’avvicinarsi progressivo ad essenzialità e rigore che paiono sovente segni d’ascetismo, di rinuncia, di sobrietà di forme dietro l’avidità galoppante del pensiero.
La sua fama esplode negli anni ’50 con le prime personali, artista attento alle tradizioni ed ai colori veneti, inserito nella corrente postcubista. Negli anni ’60 rappresenta figure e nature morte o scene d’interni.
Nel 1961 aderisce al gruppo ‘’Il pro e il contro’’, attivo fino al 1964. Negli anni ’60 si concentra su temi storici e sociali. Negli anni ’70 la sua pittura diventa introspettiva. Negli anni ’80 le opere di Alberto Gianquinto divengono evocative e visionarie.
Nel 1956 partecipa alla Biennale di Venezia, come nel ’60,’62 e nel ’78 con una sala personale.
La sua maestria sta nello straordinario equilibrio compositivo delle tele, quella geometria costruttiva e strutturale che è tutta nella lucidità scientifica ed architettonica del suo lavoro: essa risponde più sobriamente di qualsiasi discorso all’imperativo razionale e poetico che è la sostanza ultima e ricchissima della sua pittura.
Nell’opera intelaiatura dello spazio, l’equilibrio del colore, il taglio sempre sapientissimo e magico, la nitidezza delle forme evocate e proposte è anche la lezione di metodo per cui il percorso di questo grande artista è l’impagabile testimonianza di uno stile di vita e di un impegno culturale ed artistico. Muore nel 2003 a Venezia.
E’ ricordato come uno degli artisti più raffinati del Novecento Italiano.