Enrico Baj, nato a Milano il 31 ottobre 1924, è uno dei più importanti artisti italiani del XX secolo, noto per il suo contributo alle Avanguardie degli anni Cinquanta e Sessanta. Tra i suoi compagni di percorso figurano artisti del calibro di Lucio Fontana, Piero Manzoni e Yves Klein. Baj intrecciò rapporti anche con figure chiave del Surrealismo, della Patafisica, del gruppo CoBrA e del Nouveau Réalisme, come Max Ernst e Marcel Duchamp.
Nel 1951, insieme a Sergio Dangelo e Gianni Dova, fondò a Milano il "Movimento Nucleare", con l'intento di rompere con il formalismo stilistico dell'epoca. Nel 1954, assieme ad Asger Jorn, creò il "Mouvement International pour une Bauhaus Imaginiste", opponendosi alla razionalizzazione e alla geometrizzazione forzata dell'arte.
Le opere di Baj, caratterizzate da collages policromatici e polimaterici, riflettono la sua vena satirica e dissacrante, con un uso ironico delle forme frammentate per esprimere il caos della materia e delle immagini. I suoi lavori spaziano dal ludico al critico, come nei celebri cicli delle "Dame", "Specchi", "Mobili" e "Meccani", fino a opere di denuncia sociale come "I Generali" (1959) e le serie dedicate alle parate militari.
Tra le sue opere maggiori si annoverano "I funerali dell’anarchico Pinelli" (1972), "Nixon parade" (1974) e "L’Apocalisse" (1979), dove esprime una forte critica politica e sociale. Negli anni Ottanta, con opere come "Epater le robot" (1983) e "Manichini" (1984-87), Baj intensifica la sua critica verso la società contemporanea e l'abuso della tecnologia. Negli anni seguenti, con lavori come "Mitologia del Kitsch" (1989) e "Il giardino delle delizie", affronta la corruzione del gusto legata alla cultura consumistica e industriale.