Un ricordo personale. Febbraio 1981, Piero Guccione presenta a Scicli ( e dopo a Ragusa, Palermo e Roma ) un ciclo di pastelli dedicati al carrubo col titolo Immagini e riflessioni intorno a un albero che muore. Provai una sorpresa ed un'emozione non comuni a vedere in sequenza i verdi prati della campagna siciliana, con tanti carrubi a declinare stati d'animo molto variegati da Carrubi e piccolo mandorlo a La grande casa, al Carrubo solitario.
Una sorpresa perché tanto verde nelle sue opere non s'era mai visto. Da due anni si era trasferito nell'altopiano ibleo, a Quartarella, ma ancora eravamo abituati e le attese continuavano ad essere quelle del mare di Punta Corvo,del giardino della casa che guardava verso Sampieri e la baia di Pisciotto. Ci sono voluti parecchi anni prima di assimilare quelle immagini, sulle quali ritornò con un'altra memorabile mostra dal titolo Dopo il vento d'Occidente.
Questo ricordo ritorna davanti al grande pastello Ombre sugli Iblei, che viene esposto in questa mostra, insieme ad altri che riguardano un'esperienza visiva che include il mare, gli lblei, gli ibischi, insieme a quaranta fogli di grafica che attraversano la sua esperienza dagli anni Cinquanta ad oggi. Le domande che ritornano anche per questa mostra sono le stesse che mi sono fatto altre volte: qual è la sua poetica, il suo linguaggio, il suo stile; quale senso assume la sua opera nella realtà contemporanea, un repertorio di immagini che, a detta di Susan Sontag, è eroico per invenzione dai Deterrent, ai Giardini, ai suoi Mari, ai Carrubi, agli Ibischi, ai tanti d'Après in cui ha dialogato con i classici dell'arte dal Rinascimento al Novecento.
Non è semplice rispondere in poche righe data la complessità delle sue opere in cui l'oggettività è contestuale alla soggettività, in cui la platitude dialoga con l'emozione resa in un'impronta, nella cattura di un frammento, di un nucleo, di un grumo denso e intenso di fronte ad un fiore, ad un carrubo, ad un'opera d'arte.
Ogni immagine è resa nella sua massima intensità sia che utilizzi l'olio, sia che impegni o il pastello o la matita. E alle opere singole costantemente ha accompagnato l'opera grafica, una sorta di eco immediata a quanto era ancora vissuto emotivamente, con il rigore e l'immediatezza che le matite litografiche o i bulini possono consentire, utilizzando non solo l'inchiostro nero, ma i colori per un'esigenza propria alle immagini da formulare con risultati di alta qualità formale. Nulla di effimero, di epidermico ma un dialogo profondo ed intenso con quanto lo e ci circonda, una amorevole trepidazione per la natura in un rinnovato cantico del creato e delle sue creature. Artista della bellezza e della malinconia insieme, della serenità e del dolore, dell'eros e dell'urlo, artista della verità di fronte ad una storia che sta cambiando gli equilibri millenari con la natura non per migliorarli, ma per alterarli.