Vista della posizione della casa di Timoleonte a Siracusa

Timoleonte è stato un politico e militare greco antico che ha operato nei tumultuosi anni della sua vita (344-335 a.C.) in Sicilia. Siracusa, fondata dall'ecista corinzio Archia, richiese l'intervento di Corinto per ristabilire la pace nella città siceliota, liberandola dalla tirannide e dai conflitti tra Dionigi il Giovane e Dione. Figlio di Timodemo, Timoleonte proveniva da una nobile famiglia corinzia e godette di un'infanzia agiata.
La sua carriera militare iniziò con incarichi di rilievo, e durante il periodo tumultuoso in cui l'esercito spartano subì la sua prima sconfitta, Timoleonte ottenne incarichi di notevole importanza. Nel 365 a.C., fu coinvolto in una situazione critica a Corinto quando il fratello Timofane cercò di instaurare una tirannia occupando l'Acrocorinto. Timoleonte si oppose, e alla fine Timofane fu ucciso, compromettendo la carriera pubblica di Timoleonte.
Dopo questi eventi, Timoleonte si ritirò dalla scena politica, trascorrendo vent'anni ai margini. Tuttavia, quando fu scelto per guidare la spedizione siciliana, si presentò una tensione tra le versioni delle fonti sulla morte di Timofane. Alcune riportano che Timoleonte lo uccise personalmente, mentre altre suggeriscono che avrebbe avuto due complici. La sua resistenza al tentativo tirannico del fratello rivela un orientamento moderato, e la tradizione sottolinea il suo forte rifiuto della tirannia.
Timoleonte fu incaricato di guidare la spedizione in Sicilia per aiutare Siracusa e combattere la tirannia. Tuttavia, la popolazione di Corinto era divisa sulla sua figura, e la sua accettazione dipendeva dal successo della sua missione in Sicilia. Un notabile corinzio dichiarò che, a seconda dell'esito della spedizione, lo avrebbero considerato un "tirannicida" se avesse combattuto bene o un "fratricida" se avesse combattuto male. Timoleonte, con il suo odio per la tirannia e il suo impegno nella lotta per la libertà, si preparava a una delle fasi più significative della sua vita: la spedizione in Sicilia.

Via della Cattedrale di Siracusa, Antico Tempio di Minerva

Fino agli anni Ottanta, nel Parco archeologico della Neapolis a Siracusa, la "Grotta dei cordari" costituiva un affascinante punto di interesse. In questo antico luogo, artigiani siracusani lavoravano la preparazione delle corde, sfruttando l'umidità e le dimensioni della grotta. Questa tradizione, risalente al XVII secolo, si svolgeva in un ambiente che in passato fungeva da cava di pietra e prigione durante l'epoca greca.
La Grotta dei cordari, riaperta al pubblico dopo quarant'anni di chiusura, continua a emanare il fascino di un luogo immerso nella natura, parte integrante del ricco patrimonio archeologico cittadino. In epoca greca, la grotta era nota come cava di pietra e prigione, ma successivamente fu trasformata in un giardino con alberi di limoni e aranci tipici della Sicilia.
L'interno della grotta offre uno spettacolare contrasto di luci naturali, influenzate dalla presenza dell'acqua. Le pareti umide sono ricoperte di muschio e felci, circondate da una lussureggiante vegetazione di oleandri, palme e limoni. La Grotta dei cordari, utilizzata per la lavorazione delle corde fino agli anni Ottanta, era un luogo affascinante per i visitatori, che potevano osservare l'antico mestiere svolto manualmente, contribuendo così alla conservazione di una tradizione secolare.

Grotta dei Cordari, Latomie del Paradiso

Fino agli anni Ottanta, nel Parco archeologico della Neapolis a Siracusa, la "Grotta dei cordari" costituiva un affascinante punto di interesse. In questo antico luogo, artigiani siracusani lavoravano la preparazione delle corde, sfruttando l'umidità e le dimensioni della grotta. Questa tradizione, risalente al XVII secolo, si svolgeva in un ambiente che in passato fungeva da cava di pietra e prigione durante l'epoca greca.
La Grotta dei cordari, riaperta al pubblico dopo quarant'anni di chiusura, continua a emanare il fascino di un luogo immerso nella natura, parte integrante del ricco patrimonio archeologico cittadino. In epoca greca, la grotta era nota come cava di pietra e prigione, ma successivamente fu trasformata in un giardino con alberi di limoni e aranci tipici della Sicilia.
L'interno della grotta offre uno spettacolare contrasto di luci naturali, influenzate dalla presenza dell'acqua. Le pareti umide sono ricoperte di muschio e felci, circondate da una lussureggiante vegetazione di oleandri, palme e limoni. La Grotta dei cordari, utilizzata per la lavorazione delle corde fino agli anni Ottanta, era un luogo affascinante per i visitatori, che potevano osservare l'antico mestiere svolto manualmente, contribuendo così alla conservazione di una tradizione secolare.

Vista delle rovine del tempio di Giove Olimpico a Siracusa

A circa tre chilometri a sud di Siracusa, lungo la via Elorina, sorgono i suggestivi resti del tempio di Zeus Olimpio, noto anche come Olympieion. Situato su un poggio leggermente elevato, offre una vista panoramica che abbraccia il Porto grande, le saline, Ortigia e il Plemmirio.
L'edificio, costruito nei primi decenni del VI secolo a.C. in stile dorico con rivestimento decorativo in terracotta policroma, presenta un basamento (stilobate) e due colonne delle diciassette originarie che delimitavano i lati lunghi, incorniciando la cella a nord-ovest e sud-est. La facciata est, rivolta verso il Porto grande, presentava una doppia fila di sei colonne, aggiungendo maestosità e imponenza al tempio.
I resti del tempio di Zeus Olimpio sono un'affascinante testimonianza dell'antica architettura greca nella regione, trasmettendo la grandiosità e la precisione degli antichi costruttori. La posizione elevata offre uno scenario pittoresco che abbraccia la bellezza del paesaggio circostante, rendendo la visita a questo sito un'esperienza unica per coloro che desiderano immergersi nella storia millenaria di Siracusa.

La Latomia dei Cappuccini a Siracusa in Sicilia

Posta al confine orientale della città, questa latomia, originariamente una cava per l'estrazione della pietra, ha fornito materiale da costruzione per secoli, rappresentando una testimonianza unica della storia millenaria di Siracusa.
La profondità e la fitta vegetazione rendevano la Latomia dei Cappuccini inaccessibile, trasformandola in una prigione di guerra durante l'era dei grandi tiranni. Nel corso dei secoli, la latomia è diventata anche luogo di culto e necropoli, con numerose grotte e ipogei funerari visibili ancora oggi.
Nel XIX secolo, l'Università di Siracusa donò la latomia ai Frati Cappuccini, che vi costruirono un convento fortificato e organizzarono un vasto orto con una vegetazione rigogliosa. I visitatori possono ancora ammirare gli ultracentenari Pioppi e apprezzare il giudizio ammirato di viaggiatori stranieri, tra cui Jean-Pierre Houel, che considerava le latomie come i luoghi più affascinanti di Siracusa.
Nel 1866, con la legge sulla confisca dei Beni Ecclesiastici, la latomia divenne di proprietà demaniale del Comune di Siracusa. Attraversando i sentieri, i visitatori possono immergersi in uno scenario di indubbia bellezza, con imponenti pilastri di pietra, misteriose grotte, teatri naturali e segni delle tecniche di estrazione della pietra di Siracusa.
Fino agli anni '70, la Latomia dei Cappuccini fu una delle attrazioni cittadine, ospitando spettacoli nel suggestivo spazio denominato "Teatro di Verdura". Attori celebri, come Vittorio Gasmann e Elena Zareschi, hanno recitato in questo teatro all'aperto, arricchendo la storia e il fascino di questo luogo unico a Siracusa.

Esterno delle Latomie o cave antiche di Siracusa

Il termine "latomia" deriva dal latino "lātomĭae," a sua volta proveniente dal greco "latomíai," composto da "lâs" (pietra) e "tomíai" (tagliare). Nell'antichità greco-romana, le latomie erano cave di pietra o marmo utilizzate come prigioni per schiavi, prigionieri di guerra o criminali. Questo termine, per estensione, può oggi significare "carcere," specialmente se sotterraneo e buio.
Le più famose latomie sono quelle di Siracusa, utilizzate sia come cave di pietra che come antiche prigioni. Dopo la spedizione ateniese in Sicilia, le latomie di Siracusa divennero il luogo in cui furono rinchiusi i soldati ateniesi sconfitti. L'ambiente freddo in inverno e caldo d'estate faceva sì che essere imprigionati nelle latomie fosse equivalente a una condanna a morte, poiché i prigionieri erano abbandonati a morire di fame e stenti senza possibilità di fuga.
Le latomie di Siracusa furono probabilmente scavate sin dal V secolo a.C. e utilizzate fino all'epoca romana. Contribuirono alla costruzione del quartiere della Neapolis e delle mura di fortificazione della città.
Cicerone, nelle Verrine, descrive le latomie di Siracusa come opere grandiose scavate nella roccia con straordinaria profondità, sicure da ogni tentativo di fuga. Esse erano il luogo pubblico di carcerazione per i prigionieri provenienti da altre città della Sicilia.
Le latomie di Siracusa sono distribuite nel comprensorio aretuseo, testimonianza dell'esigenza di materiale da costruzione durante l'epoca greca. Alcune di esse sono presenti nel parco della Neapolis, come le latomie del "Paradiso," "Santa Venera," e "Intagliatella." Altre si trovano nei pressi della basilica di San Giovanni Battista e del convento dei Cappuccini. Esistono anche piccole latomie sparse in città, specialmente vicino alle mura dionigiane.

Fonte Aretusa a Siracusa

L'isola di Ortigia, nella parte più antica di Siracusa, ospita un luogo leggendario: la Fonte Aretusa. Questa sorgente d'acqua dolce sgorga in corrispondenza della riva del mare, formando un piccolo lago abitato da pesci e piante. La Fonte Aretusa è stata una fonte d'ispirazione per numerosi poeti e scrittori, tra cui Pindaro, Mosco, Ovidio, Virgilio, D'Annunzio, John Milton e Alexander Pope, oltre al compositore Karol Szymanowski.
Il mito greco legato alla Fonte Aretusa narra la storia della ninfa Aretusa e del dio Oceano, Alfeo. Aretusa, stanca delle attenzioni di Alfeo, chiese aiuto ad Artemide, che la trasformò in una sorgente a Ortigia. Per consolare Alfeo, Zeus lo trasformò nel fiume che scorre nel porto di Siracusa.
La sorgente, chiamata localmente "a funtana re papiri", è stata restaurata nel corso dei secoli, con l'ultima modifica nel 1540 quando gli spagnoli rimpicciolirono il lago per costruire bastioni attorno a Ortigia. Le mura furono demolite nel 1847, e sull'antico sito furono eretti l'attuale Belvedere e il suo basamento.
Un'interessante curiosità è che all'interno della Fonte Aretusa cresce uno degli unici due papireti selvatici esistenti in Europa, con origini millenarie. L'acqua, relativamente bassa, è abitata da pesci d'acqua dolce e anatre domestiche. La fonte può essere ammirata sia dal Belvedere, che offre una vista dall'alto, sia dall'Acquario. La Fonte Aretusa, oltre a essere un sito storico, è diventata una delle principali attrazioni turistiche dell'isola di Ortigia.

Vista delle Tomba di Archimede a Siracusa


La presunta tomba di Archimede è una grotta artificiale scavata su pietra calcarea, situata nella necropoli Grotticelle, parte settentrionale del parco archeologico della Neapolis a Siracusa. 
Tuttavia, le prove storiche e le testimonianze, incluso il resoconto di Cicerone, suggeriscono che questo luogo non corrisponda effettivamente alla vera tomba di Archimede. 
Cicerone ha indicato un diverso luogo di sepoltura per il grande scienziato, che non coincide con la località della presunta tomba. La cavità nella necropoli Grotticelle non presenta incisioni di figure geometriche e sembra distante dalle porte Agrigentine menzionate da Cicerone, situandosi invece a nord di Siracusa, mentre Cicerone indica luoghi a sud, come la "porta sacra del Ciane".

Vista di Siracusa dal Teatro Greco

Il teatro greco di Siracusa è uno degli edifici più antichi del suo genere, situato nel Parco archeologico della Neapolis, sulle pendici meridionali del colle Temenite, a Siracusa, in Sicilia. Costruito nel V secolo a.C., con successivi interventi nel III secolo a.C. e in epoca romana, è il teatro greco più antico dell'Occidente. Esso occupa una posizione privilegiata, sfruttando la forma naturale del colle per massimizzare l'acustica e offrendo una visione panoramica dell'arco del porto e dell'isola di Ortigia.
Il teatro, menzionato già alla fine del V secolo a.C., aveva inizialmente una forma che potrebbe non essere stata a semicerchio, come diventerà canonico alla fine del IV secolo a.C. e nel III secolo a.C. Sembra che l'edificio sia stato ristrutturato nel III secolo a.C., assumendo la forma attuale che possiamo ammirare. La sua cavea, con un diametro di 138,60 metri, era composta originariamente da 67 ordini di gradini, in gran parte scavati nella roccia, divisi in 9 settori. La presenza di una precinzione a metà altezza, decorata con iscrizioni di divinità e membri della famiglia reale, ha suggerito possibili indicazioni per la datazione dell'edificio.
L'orchestra, inizialmente delimitata da un ampio euripo, era destinata al pubblico, mentre l'edificio scenico è completamente scomparso. Tracce di tagli nella roccia, riferibili a diverse fasi, indicano le modifiche subite nel corso del tempo. Sotto l'orchestra si trova un passaggio attribuito all'epoca di Gerone II, noto come "scale carontee", che potrebbero essere servite per effetti scenici. Una terrazza sopra il teatro, accessibile da una gradinata centrale e da una strada incassata, potrebbe aver ospitato un grande portico e un ninfeo. Questo ninfeo, alimentato dall'acqua dell'antico acquedotto greco, è stato forse identificato come il Mouseion, sede della corporazione degli attori.
Il teatro greco di Siracusa è una testimonianza unica dell'architettura teatrale dell'antica Grecia e continua ad essere una delle principali attrazioni turistiche dell'area.

Vista delle alture dell'epipolo a Siracusa

Epipoli, un tempo uno dei cinque quartieri della Siracusa greca, è stata fino al 2018 la terza circoscrizione della Siracusa moderna. Quest'area si estende sull'altopiano di Siracusa, posizionato a nord-ovest della città, e comprende località come il villaggio Miano, il nuovo quartiere della Pizzuta e la frazione di Belvedere, con una quota massima di 147 metri sul livello del mare.
Circondato dalle mura dionigiane, all'interno di Epipoli si trova il notevole castello Eurialo. Il nome Epipoli ha radici nel greco antico, specificamente "Epipoleis", che può essere tradotto come "sopra la città". Inizialmente un'area agro-pastorale fino alla metà del XX secolo, ha subito significative trasformazioni a partire dagli anni '50, quando divenne un quartiere moderno destinato originariamente a complessi di edilizia popolare.
Con il tempo, al quartiere si sono aggiunte molte ville, donandogli un carattere residenziale più distinto. Il villaggio Miano è uno dei risultati di questa trasformazione. Negli ultimi dieci anni, è stata in costruzione anche la zona più moderna della Pizzuta, che si aggiunge al paesaggio di Epipoli. L'area è caratterizzata da una mescolanza di edifici moderni e residenziali, integrati con i resti storici delle mura dionigiane e il maestoso castello Eurialo, conferendo a Epipoli una ricca varietà di elementi urbani e storici.
Vista interna del Duomo di Siracusa
L'interno del Duomo di Siracusa riflette la sua storia e la fusione di elementi architettonici che vanno dal tempio greco originale alla basilica normanna. Attraverso il portone centrale dell'atrio, si accede a un ambiente dove le colonne doriche dell'antico tempio greco sono chiaramente visibili. Queste colonne appartenevano all'Opistodomo, riservato ai riti sacri condotti dai sacerdoti.
Il soffitto della navata centrale, risalente al 1528, è composto da robuste tavole lignee a travature. Durante il restauro del 1645, gli stemmi delle famiglie nobili siracusane furono aggiunti al soffitto. Il pavimento in marmo, con figure geometriche elaborate, risale al XV e XVIII secolo. I lampadari in ferro battuto di Alessandro Mazzucotelli aggiungono un tocco artistico all'ambiente.
Il presbiterio, realizzato in stile barocco, presenta un altare maggiore con una mensa ottenuta dal monolite del tempio greco crollato durante il terremoto del 1693. La volta del presbiterio è lignea, decorata con elementi dorati e cassettoni che terminano con piccole cupole ottagonali. Il coro ligneo, scolpito nel 1770 da Corrado Mazza e rivestito da una cupola progettata da Luciano Alì, è arricchito da due tele di Silvio Galimberti raffiguranti "S.Pietro nel porto di Antiochia" e "S.Paolo che predica nelle catacombe".
Dietro al coro, ci sono cantorie in legno e la tomba dell'Arcivescovo Giambattista Alagona. Inoltre, due pulpiti medievali, costruiti nel 1926, si trovano alla fine della navata centrale e servivano per le orazioni del vescovo e del clero. L'atmosfera complessiva dell'interno è permeata da secoli di storia e conserva con fedeltà gli elementi originali della basilica normanna.
Vista di Siracusa dal Teatro Greco
Il teatro greco di Siracusa è uno degli edifici più antichi del suo genere, situato nel Parco archeologico della Neapolis, sulle pendici meridionali del colle Temenite, a Siracusa, in Sicilia. Costruito nel V secolo a.C., con successivi interventi nel III secolo a.C. e in epoca romana, è il teatro greco più antico dell'Occidente. Esso occupa una posizione privilegiata, sfruttando la forma naturale del colle per massimizzare l'acustica e offrendo una visione panoramica dell'arco del porto e dell'isola di Ortigia.
Il teatro, menzionato già alla fine del V secolo a.C., aveva inizialmente una forma che potrebbe non essere stata a semicerchio, come diventerà canonico alla fine del IV secolo a.C. e nel III secolo a.C. Sembra che l'edificio sia stato ristrutturato nel III secolo a.C., assumendo la forma attuale che possiamo ammirare. La sua cavea, con un diametro di 138,60 metri, era composta originariamente da 67 ordini di gradini, in gran parte scavati nella roccia, divisi in 9 settori. La presenza di una precinzione a metà altezza, decorata con iscrizioni di divinità e membri della famiglia reale, ha suggerito possibili indicazioni per la datazione dell'edificio.
L'orchestra, inizialmente delimitata da un ampio euripo, era destinata al pubblico, mentre l'edificio scenico è completamente scomparso. Tracce di tagli nella roccia, riferibili a diverse fasi, indicano le modifiche subite nel corso del tempo. Sotto l'orchestra si trova un passaggio attribuito all'epoca di Gerone II, noto come "scale carontee", che potrebbero essere servite per effetti scenici. Una terrazza sopra il teatro, accessibile da una gradinata centrale e da una strada incassata, potrebbe aver ospitato un grande portico e un ninfeo. Questo ninfeo, alimentato dall'acqua dell'antico acquedotto greco, è stato forse identificato come il Mouseion, sede della corporazione degli attori.
Il teatro greco di Siracusa è una testimonianza unica dell'architettura teatrale dell'antica Grecia e continua ad essere una delle principali attrazioni turistiche dell'area.
Orecchio di Dionigi
L'Orecchio di Dionigi o Dionisio è una grotta artificiale situata sotto il Teatro Greco di Siracusa, scavata nella roccia calcarea dell'antica cava di pietra chiamata latomia del Paradiso. Con un'altezza di circa 23 metri, una larghezza variabile da 5 a 11 metri e una profondità di 65 metri, la grotta presenta un andamento a S che amplifica i suoni, grazie alla presenza di un antico acquedotto nella parte superiore.
L'origine della sua forma sinuosa genera ancora dibattiti sul suo reale scopo: se fosse stata solo una cava o se avesse avuto una funzione di amplificazione acustica. Secondo la leggenda, il tiranno Dionisio fece costruire la grotta per imprigionare i prigionieri e, nascondendosi in una cavità superiore, ascoltava i loro discorsi. La particolare forma a orecchio d'asino ispirò il pittore Caravaggio a coniare l'espressione "Orecchio di Dionisio" durante la sua visita a Siracusa nel 1608.
Secondo la tradizione, Dionisio imprigionò il poeta Filosseno, colpevole di non apprezzare le sue opere letterarie, nella grotta. La leggenda è supportata dalle ricostruzioni di Eliano, il quale afferma che Filosseno fu rinchiuso nella "grotta più bella delle Latomie", dove aveva scritto il suo capolavoro, il Ciclope. La forma dell'Orecchio di Dionisio, con caratteristiche acustiche che amplificano i suoni fino a sedici volte, aggiunge un elemento intrigante alla storia di questo luogo suggestivo.

Vista delle Tomba di Archimede a Siracusa

La presunta tomba di Archimede è una grotta artificiale scavata su pietra calcarea, situata nella necropoli Grotticelle, parte settentrionale del parco archeologico della Neapolis a Siracusa. 
Tuttavia, le prove storiche e le testimonianze, incluso il resoconto di Cicerone, suggeriscono che questo luogo non corrisponda effettivamente alla vera tomba di Archimede. 
Cicerone ha indicato un diverso luogo di sepoltura per il grande scienziato, che non coincide con la località della presunta tomba. La cavità nella necropoli Grotticelle non presenta incisioni di figure geometriche e sembra distante dalle porte Agrigentine menzionate da Cicerone, situandosi invece a nord di Siracusa, mentre Cicerone indica luoghi a sud, come la "porta sacra del Ciane".

Provincia Siracusana

Prima della conquista di Siracusa da parte di Roma, la sede principale giuridico-amministrativa romana era situata a Lilibeo, nella Sicilia occidentale, dove era istituita la provincia Lilibetana. In quel luogo, risiedeva il questore romano. Tuttavia, con l'acquisizione dell'ex-regno ieroniano da parte di Roma, fu creata la provincia Siracusana.
Poiché ogni provincia romana doveva essere governata da un unico alto magistrato, il praetor, si decise che per amministrare la Sicilia il praetor venisse collocato nella nuova provincia Siracusana. In modo insolito per i domini romani, venne anche stabilito che fossero nominati due questori: uno con sede nella provincia Lilibetana e l'altro nella provincia Siracusana.
L'ingresso di Roma in Sicilia portò a una tripartizione geo-politica dell'isola. Inizialmente, durante le guerre greco-puniche, il regno di Ierone II aveva confini a nord del fiume Simeto e a sud-ovest del fiume Salso; i Cartaginesi possedevano la parte settentrionale di Agrigento fino al fiume Imera; nel frattempo, i Romani avevano già conquistato la restante e più grande parte dell'isola. Tuttavia, questa suddivisione cambiò in modo significativo con la conquista di Siracusa e la creazione delle due province, che giuridicamente divisero l'isola. I confini erano ora stabiliti dal fiume Salso.

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