Cronache Visive dell'Anima
Scritture che dipingono Emozioni a Colori.
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Quando guardi il panorama dell’arte contemporanea, hai spesso l’impressione che la forma sovrasti il contenuto. È proprio in questo contesto che sento nascere il mio lavoro: come un tentativo di sincretismo culturale, un ponte tra mondi e linguaggi diversi. Non mi limito a dipingere: il mio obiettivo è ri-semantizzare, ridare senso. Nel ciclo dedicato ai giganti della letteratura del Novecento, lavoro come un archeologo visivo con lo sguardo rivolto al futuro, intrecciando la parola scritta con la potenza cromatica e l’energia della Pop Art internazionale.
Il cuore di questa ricerca è la mia tecnica della “Cancellatura Selettiva”. Non è un gesto di censura, ma il contrario: quel nero che ricopre parte dei testi originali per me è un evidenziatore dell’anima. Cancello il superfluo, il rumore di fondo di una società sovraccarica di informazioni, per far emergere solo ciò che conta davvero: libertà, bellezza, verità interiore. 
È la metafora di una società globale positiva, in cui ognuno ha il diritto – e anche la responsabilità – di scegliere la propria verità, rispettando profondamente quella degli altri. Le parole che restano in vista diventano isole di senso in un mare di inchiostro, piccoli fari di saggezza condivisa che invitano a una crescita interiore comune.
Non penso alle mie opere come “semplici quadri”: le vivo come una nuova trama culturale che si sta tessendo, filo dopo filo. Ogni tela è un investimento emotivo e intellettuale, prima ancora che un oggetto da possedere. Per chi le accoglie in casa, avere un mio lavoro significa aprire una finestra sul dialogo tra passato e futuro, tra ciò che è stato scritto e ciò che dobbiamo ancora immaginare.
Il mio intento è trasformare la grande letteratura in icone Pop visivamente dirompenti: immagini immediate, accessibili, ma al tempo stesso colte e stratificate. La visione che attraversa ogni opera è radicalmente positiva: un mondo in cui la cancellatura non serve a nascondere, ma a rivelare la luce che c’è sotto. È questo il messaggio di cui, come collettività, sento che abbiamo un bisogno urgente.
In fondo, il mio lavoro è un tentativo di tradurre il pensiero complesso in emozione visiva pura. Un’arte che prova a rispettare l’individuo, ad elevare lo spirito e ad appagare l’occhio. Quando questo accade, quando chi guarda si riconosce in quella luce che emerge dal nero, per me è un piccolo trionfo.

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"La vera arte è sempre un'espressione di profondità, una via per sondare le infinite sfumature 
dell'animo umano e della società che lo circonda." Manuel Garos

Pier Paolo Pasolini - La Metamorfosi del Cuore​​​​​​​ (50x50cm)

In quest’opera affronto la figura tormentata di Pasolini con una delicatezza forse inattesa. Farfalle iperrealiste si posano su un caos gestuale che evoca i graffiti di Basquiat e l’energia cromatica di Keith Haring.​​​​​​​
"Qual è la vera vittoria? Quella che fa battere le mani o battere i cuori?"​​​​​​​
Isolo il concetto di “vittoria” non come successo mediatico, ma come risonanza emotiva. Le cancellature mi servono per togliere la polemica politica tipica di Pasolini e arrivare al suo nucleo d’amore universale. Il giallo e il rosso vibrano come un battito cardiaco, trasformando la scrittura intellettuale in una speranza alata.​​​​​​​

Grazia Deledda - Il Silenzio Eloquente (50x50cm)​​​​​​​

Un omaggio alla profondità sarda di Deledda, che rivisito in chiave surrealista-pop. Una figura femminile composta da cubi decorati che richiamano le scomposizioni picassiane, su uno sfondo di ispirazione Art Nouveau.​​​​​​​
"Le più grandi cose si dicono in silenzio... guarda la luna che sorge."​​​​​​​
Qui la cancellatura diventa uno spazio di meditazione. In un mondo che urla, invito chi guarda ad ascoltare il silenzio. L’intervento cromatico sui cubi rappresenta la complessità della psiche umana moderna, colorata e sfaccettata, che trova pace solo nella contemplazione della natura (la luna), suggerendo che la libertà individuale risiede nella quiete interiore.​​​​​​​

Luigi Pirandello - Oltre la Maschera Cromatica​​​​​​​ (50x50cm)

Forse la mia opera più teatrale. Una figura che sembra uscita da un quadro di De Chirico ma vestita da Warhol, circondata da maschere veneziane.​​​​​​​
"Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti."​​​​​​​
L’uso di colori primari e brillanti sulla figura stante contrasta con l’oscurità del testo cancellato. Con questo lavoro affermo che, nonostante le maschere sociali che siamo costretti a indossare, la nostra unicità (i “pochi volti”) deve continuare a brillare. È un invito a rispettare le scelte identitarie di ciascuno, celebrando la diversità come forma d’arte vivente.

Gabriele D'Annunzio - L'Edonismo Pop​​​​​​​ (50x50cm)

Dal romanzo Il Piacere estraggo l’essenza della scelta. Qui la cancellatura diventa un gioco di seduzione: invito a prendere il meglio dalla vita (la rosa), consapevoli ma non spaventati dalle difficoltà (le spine). I colori lussuriosi, la grafica accattivante e l’eco del bacio di Lichtenstein celebra il diritto alla felicità individuale e al godimento estetico.​​​​​​​
"Rosam cape, spinam cave" (Cogli la rosa, evita le spine).​​​​​​​
Petali di rosa che cadono e un lettering audace costruiscono una scena dal forte impatto visivo, dove la grafica esplode in un colpo d’occhio immediato, tipico della Pop Art più iconica. 

Italo Calvino - Muri e Orizzonti (50x50cm)

Un capolavoro di sintesi grafica, essenziale ma di forte impatto visivo.
Le silhouette nere si stagliano con decisione su ampie campiture di colore astratto, dove il colore diventa spazio emotivo più che semplice sfondo, in un’intensità meditativa che rimanda a Rothko e alle tensioni materiche dell’arte informale.​​​​​​​
"Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori!"
In quest’opera il muro non è solo una linea di confine, ma l’emblema di ciò che divide, isola, separa le persone, come nelle pagine di Calvino dove ogni barriera porta con sé una perdita di mondo, di incontri, di possibilità. Le cancellature abbattono le barriere del testo per lasciare un monito universale, trasformando la pagina in uno spazio aperto.
Il colore esplode oltre la linea nera, a simboleggiare che la bellezza e la vita non possono essere contenute, segregate o rinchiuse dietro nessun muro. È il mio manifesto politico-poetico per una società senza confini, in cui l’inclusione e l’abbattimento delle distanze sono l’unica via per una vera “trasmissione del bello”.

Leonardo Sciascia - La Geometria della Verità​​​​​​​ (50x50cm)

Un’opera densa, stratificata, che richiama la logica dei Combine Paintings di Rauschenberg, dove frammenti di mondo e pittura si fondono in un unico corpo visivo. Elementi urbani e una spirale aurea si intrecciano con la tipografia, trasformando la superficie in un campo di forze simboliche.​​​​​​​
"La verità è nel fondo di un pozzo: chi ci si sporge vede la sua faccia."​​​​​​​
Utilizzo colori al neon e strutture geometriche per suggerire che la ricerca della verità è, in ultima analisi, un guardarsi allo specchio. Le cancellature oscurano il contesto narrativo per lasciare nuda la responsabilità individuale: siamo noi gli artefici della nostra realtà. In questo senso, l’opera diventa un inno alla consapevolezza civica globale, un invito a riconoscere il proprio ruolo nella costruzione del mondo che abitiamo.​​​​​​​

Gesualdo Bufalino - Bluff di Parole​​​​​​​ (50x50cm)​​​​​​​​​​​​​​

Un’opera densa e allusiva, costruita come un palinsesto visivo che dialoga con la scrittura di Gesualdo Bufalino: memoria e identità della Sicilia si intrecciano in una trama di segni, colori e cancellature. Come nei suoi romanzi, la superficie è un labirinto di rimandi, dove il vero e il falso, il ricordo e l’invenzione, convivono nello stesso spazio.
"C'è chi viaggia per perdersi, c'è chi viaggia per trovarsi"​​​​​​​
Sulla superficie, i testi sovrapposti e quasi illeggibili sono la traduzione visiva del suo modo di scrivere: una lingua colta, stratificata, piena di echi e di maschere.​
La frase “C’è chi viaggia per perdersi, c’è chi viaggia per trovarsi” diventa la chiave dell’immagine: il viaggio non è turistico ma interiore, è un andare e venire dentro di sé, dentro la propria identità siciliana, personale e di conquista.

Giovanni Verga - I Malavoglia​​​​​​​ (50x50cm)​​​​​​​

Per questa opera parto da una domanda semplice e enorme: cosa resta dei “Malavoglia” quando li porto nel mio presente, nel mio mare, nella mia Sicilia interiore. Del romanzo emergono le sue correnti profonde: il destino, la provvidenza, il mare come casa e minaccia, la comunità che sostiene e che affonda.
"Il mare non appartiene a nessuno, è di tutti quelli che sanno mettersi in ascolto"​​​​​​​
I blocchi di colore primario, quasi da bandiera, sono il mio modo di parlare di classi, gerarchie, confini sociali: scale che salgono e scendono, come la mobilità impossibile dei personaggi verghiani. In basso, la piccola figura rossa (Alessi) in piedi nel rettangolo bianco è l’individuo davanti all’immensità del mare-storia: minuscolo, quasi cancellabile, ma ancora in piedi, ancora disposto a provarci.
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